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LE FAMIGLIE DEI DEL CAMPO DEI MONCADA E DEI LANZA

LE FAMIGLIE CHE AMMINISTRARONO IL FEUDO E IL CASTELLO DI MUSSOMELI

 

LA FAMIGLIA DEL CAMPO

 

La famiglia Del Campo venne in Sicilia da Piacenza, o da Pavia coi fratelli Federico e Pier Corrado Del Campo, quest'ultimo fissò la sua residenza a Messina, mentre Federico avendo seguito l'imperatrice Costanza, fece sua dimora Palermo.
Intanto Federico Del Campo ottenne dall'imperatrice le signorie di Caltabellotta e di Bivona, scarse notizie abbiamo di Pietro Del Campo

l'acquisitore della signoria di Mussomeli.
Possessore di due vaste signorie, quelle di Mussomeli e di Vicari, prese il titolo di Barone e di Milite (cavaliere aurato), titolo di speciale distinzione datogli dal Re.

Pietro Del Campo era molto stimato dal vicerè Gaspare de Spes. Pietro sposò la figlia di Giovanni di Perapertusa.
Con atto del 19 gennaio 1486 Pietro del Campo nominò suo erede della terra e della Baronia di Mussomeli, il figlio maggiore Francesco che alla morte del padre avvenuta quello stesso anno, previo giuramento, ottenne dal Vicerè Gaspare  de Spes regolare investitura.
Francesco del Campo sposò, nel 1489, Laura Statella dalla quale ebbe quattro figli. i maschi Ercole, Giovanni e Girolamo e la femmina Isabella.
Per assicurarsi la successione, diede moglie al figlio primogenito Ercole nella persona di Donna Emilia Barresi, figlia del defunto Barone di Pietraperzia,

Giovanni Antonio Barresi.
Francesco del Campo donò al figlio Ercole la Baronia di Mussomeli, riservando a se l'usufrutto, Ercole ebbe un figlio a cui venne dato il nome di Giovanni, ma pochi

anni dopo la nascita del figlio Ercole morì (1518).
Nel 1529 morì Francesco del Campo quindi la Baronia spettava al nipote Giovanni, invece non si sa per quale motivo la donazione al figlio di Ercole non fu più valida,

e passò al secondogenito Giovanni.
Giovanni sposò Giovannella Anzalone figlia di Scipione, Barone di Castellano, da cui ebbe molti figli: Francesco, Andreotta, Giovanni, Scipione, Pompeo, Cesare,

Lauricella, Caterina e Elisabetta.
Morta la moglie, sposò in seconde nozze Elisabetta Agliata,Vedova di Girolamo D'andrea, ma ben presto fu colpito da un acuto morbo che lo uccise

(3 Settembre 1536), un anno dopo la morte del nipote Giovanni,figlio di Ercole.
La Baronia di Mussomeli passò al primogenito Francesco che sposò Beatrice Ventimiglia dalla quale non riuscì ad avere figli maschi in quanto morì sei anni dopo la morte del padre, nello stesso mese fu Andreatta a prendere l'investitura della Baronia.
Andreatta del Campo fu l'ultimo del casato ad avere la Baronia di Mussomeli, e la tenne per appena sei anni, avendola venduta a Don Cesare Lanza.

 

                 LA FAMIGLIA MONCADA

 

Con la fine dei Chiaramonte, emergeva fra i feudatari Guglielmo Raimondo Moncada.

Questi discendeva da nobile famiglia catalana e vantava tra i suoi antenati Tassatone Duca di Baviera, stretto parente di Carlo Magno.

Guglielmo Raimondo Moncada venne in Sicilia col Re Pietro di Aragona ed ebbe la contea di Malta e del Gozzo.
Alla sua morte, essendo rimaste tali isole alla moglie Luchina, figlia di Artale di Alagona, Federico II gliele tolse, investendone Ruggero De Flor vice ammiraglio dell'armata aragonese, alla vedova venne data in cambio la contea D'Agosta, di cui venne investito il di lei figlio Guglielmo Raimondo II.
Alla morte di questi subentrò il figlio Matteo, alla morte do quest'ultimo, il  Guglielmo Raimondi di cui parliamo.
Col privilegio dato ad Alcamo il 4 Aprile 1392, come ricompensa per i servigi resi, gli furono concesse tutte le terre possedute da Andrea Chiaramonte e da altri con tal nome, e con altro privilegio della stessa data, gli concesse la contea di Malta e di Gozzo, il castello e la terra di Naro, il castello e il feudo di Delia, il castello e la terra di Sutera, il castello di Mussomeli con la terra di Manfreda, e col forte feudo di Gibellini, e i feudi di Montechiaro,Guastella e Misilmeri, il castello e le terre di Mineo,il castello e il feudo Mungellini, costituendo della contea e dei feudi suddetti un marchesato, ed investendone lui stesso col titolo di Marchese di Malta trasmissibile ai suoi successori, la terra e il castello di Mussomeli, come abbiamo visto, passarono direttamente da Andrea Chiaramonte a Guglielmo Raimondo Moncada.
Dopo molte vicissitudini, la terra di Mussomeli, passò dai Moncada a Giaimo De Prades.
Come risulta dal notaio Lorenzi di Noto, in data 27 giugno 1407 col quale lo stesso Prades vendette a Giovanni Castellar.

C'è una fitta oscurità negli avvenimenti che si successero, si sa solo che fino al 1422, la terra di Mussomeli e il castello, erano ancora di Giovanni Castellar, quindi un vuoto di 29 anni.
Arriviamo al 1451, dove troviamo proprietario delle terre e del castello Giovanni di Perapertusa.
Una grave lite venne a sostenere il Perapertusa con il fisco, la lite consisteva in ciò: se data la demanialità della terra, doveva essere costretto a devolverla alla corona, come dominio diretto; si chiedeva che il Perapertusa fosse obbligato a restituire al demanio la terra di Manfreda ed il castello di Mussomeli, che cercò di ricomprare, vi riuscì in parte, siccome non fu in grado di pagare la somma per intero, lo cedette a Federico Ventimiglia, signore di Monforte, alla di lui morte la baronia passò al figlio Giovanni Giacomo.
In tre quarti di secolo, tanti ne passarono dalla confisca dei beni al Chiaramonte, la baronia di Mussomeli più volte si ridusse in demanio, e più volte ritornò feudo.

 

                 LA FAMIGLIA DEI LANZA

 

 La famiglia dei Lanza fu quella che ebbe per oltre 250 anni il dominio sul Castello e sulla Contea di Mussomeli.
 Nel 1549, inizia a Mussomeli la dinastia dei Lanza.

 Parliamo di Don Cesare Lanza che in mezzo ai molti meriti, la sua vita venne funestata da un tragico episodio di famiglia, cui diede luogo il suo  

 carattere altero e violento.

 Donna Laura, sua figlia, sposa il Barone di Carini, Don Vincenzo la Grua, dimorando nel castello di Carini, Laura aveva intimi rapporti col giovane Don

 Ludovico Vernagallo.
Se la servitù timorosa taceva e faceva finta di niente, così non fece un frate del convento vicino che ne informò il padre e il marito.
Questi meditarono la vendetta; ed appena l'ignobile frate venne ad avvertire che gli amanti si trovavano insieme, Don Cesare, rapido nell'azione, corse la stessa notte a Carini, e circondato il castello con i suoi armigeri, vi entrò e, sorpresi nel letto i due amanti, li uccise.
Tali tragedie domestiche, non erano nuove fra i nobili e i potenti.
Cesare Lanza come tutti i signori del tempo coltivò con zelo le opere di culto e di beneficenza, a Mussomeli esempi di civile munificenza furono il pubblico orologio e la conduttura dell'acqua del Bosco.
Ebbe due mogli: la prima Donna Laura Gaetano figli del Barone di Sortino, e la seconda verso il 1549, Donna Castellana de Centelles ed Emanuele, figlia del Conte di Faro, dama dell'Imperatrice.
Da questo secondo matrimonio nacquero Ottavio, Giovanni, Giovanna, Laura, Margherita, Diana e pare anche Blasco.
Ottavio primogenito, nel 1567, quando aveva 18 anni, sposò Donna Giovanna Ortega di Gioeni del fu Lorenzo di Catania, che gli portò in dote la Baronia ed i Feudi di Valcorrente, Pietratagliata e San Bartolomeo, in occasione del matrimonio, il conte Cesare donò al figlio e ai suoi legittimi discendenti, la contea di Mussomeli e la Baronia di Trabia, riservandosi l'usufrutto della Contea e della Baronia.

Dal momento in cui Don Cesare prese possesso della Baronia di Mussomeli, ne fece la sua residenza occupandosi personalmente dei suoi affari.

Il 16 Marzo 1580, il Conte Cesare morì.

Gli successe il figlio Don Ottavio Lanza che scelse per sua abituale residenza il Castello di Mussomeli.

Con una saggia economia, accrebbe il patrimonio della famiglia, fece molta beneficenza: dotò molte ragazze povere, fece assegnazioni ai monasteri e, nei momenti di bisogno, anticipò all'Università forti quantità di frumento, per alleviare i danni delle frequenti carestie.

Per questi e altri titoli di benemerenza, ottenne dal Re Filippo III, nel 1601 il titolo di Principe di Trabia.

Don Ottavio ebbe molti figli: cinque maschi e cinque femmine, il suo primogenito Cesare morì a 21 anni; Blasco e Lorenzo morirono di pochi mesi, Pietro morì a Palermo a 18 anni, quindi i diritti della primogenitura passarono al terzo figlio maschio chiamato anche lui Lorenzo.

Lorenzo Lanza  venne in giovane età ad essere investito della Contea e terre d Mussomeli, nello stesso anno sposò Elisabetta Barresi, già vedova di un suo cugino.

Cavaliere virtuoso e gentile si distinse per le varie opere di pietà, fondò la Compagnia dei Verdi.

Morì giovane nel 1612, lasciando erede il figlio Ottavio sotto l'amministrazione della vedova, intanto fu il vecchio Don Ottavio a riprendere il possesso della Contea di Mussomeli, ma solo per altri 6 anni, perchè morì nel 1617, alla sua morte, il nipote Ottavio che nel frattempo era diventato adulto, prese l'investitura della Contea di Mussomeli.

Nel 1625 sposò Donna Giovanna Lucchesi Spinola Porto e Palagonia, unica figlia erede di Giacomo I Duca di Camastra Conte di Sommatino e Barone della Damisa.

Nel 1657 Ottavio, rinunciò alla Contea in favore de figlio Lorenzo, che ne prese possesso il 24 settembre 1658, alla morte di Lorenzo il suo unico figlio Ottavio, prese ancora minorenne, il titolo di Conte di Mussomeli.

Nel 1675 all'età di 70 anni, Don Ottavio Lanza e Barresi morì, e di tutto lasciò erede il nipote Ottavio Lanza e Moncada, sua moglie era Donna Lucrezia Reggio, figlia di Don Luigi Principe di Campofiorito, dal matrimonio fu primo nato Don Luigi, il quale morì giovanissimo, Don Ottavio nel 1714 fece rinuncia della Contea in favore del suo

secondogenito Ignazio, che ne prese possesso nel 1716, questi fu in quei tempi uno dei personaggi più importanti della vita pubblica Palermitana, e nonostante i molti impegni che lo chiamavano alla capitale, fu uno di quei Conti che maggiormente predilissero la residenza di Mussomeli, continuando a fare l'amministratore della compagnia dei verdi.

Don Ignazio prese in moglie Donna Giovanna Lanza, sua cugina, da questo matrimonio nacque a Mussomeli il 19 Settembre 1719, il primogenito Giuseppe, e il 28 Agosto 1728, un altro figlio di nome Antonino che fu poi Vescovo di Agrigento, morì a Palermo a 60 anni il 3 Ottobre 1753.

Durante questo lungo periodo in cui dominarono a Mussomeli successivamente: Don Ottavio II, Don Lorenzo II.

Don Ottavio III, Don Luigi e Don Ignazio cioè dal 1675 al 1753, per mancanza di documentazione, poco sappiamo di come fu governato lo stato di Mussomeli.

Si sa solo che vi furono vari governatori, e tutti di Mussomeli: nel 1740-41, Don Nicola Langela, nel 1741-42, Don Giuseppe de Vincenzo, nel 1746-47, Don Giuseppe Caracciolo, e dopo quest'ultimo, Don Paolino Giuffrida che tenne l'ufficio fino al 1749.

Dopo la morte di Don Ignazio avvenuta il 20 Ottobre 1754,, Don Giuseppe Lanza si investì dei titoli ereditari, sposò in prime nozze Donna Beatrice Branciforte da cui non ebbe figli, e in seconde nozze, Orietta Stella e Valguarnera di 20 anni figlia di Pietro Stella Duca di Casteldimirto.

Per le doti del suo ingegno, che coltivava con gli studi e con lunghi viaggi, toccò i più alti gradi delle cariche cittadine e degli onori.

Ricoprì molte cariche di grande prestigio, a queste soddisfazioni, altre ne aggiunse per onori toccati a membri della sua famiglia.

Il fratello Antonino venne 1 6 settembre 1769 all'età di 41 anni eletto alla dignità di Vescovo di Agrigento.

Il Principe Don Giuseppe nonostante i molteplici impegni, non trascurò mai i fedeli vassalli di Mussomeli, tra i quali spesso si recava.

Questo eminente personaggio morì a Napoli il 22 Dicembre 1783.

Dopo la morte di Don Giuseppe Lanza, il 20 Aprile 1784, il primogenito Ignazio, che aveva il titolo di Duca di Camastra, S'investì della Contea di Mussomeli, ma la sua vita fu breve, difatti morì a 22 anni.

Successe a Don Ignazio il fratello Pietro, che ebbe molta parte negli avvenimenti che seguirono in Sicilia, nella fine del XVIII secolo, e che condussero all'abolizione della feudalità.

La sua opposizione all'abolizione della feudalità fu così aspra, che corse il rischio di essere arrestato, ma la corte stimò miglior partito ricercarne l'appoggio, e nel 1799 lo assunse all'alta carica di ministro segretario di stato per gli affari della guerra e della difesa, morì immaturamente nel Settembre 1811.

Gli successe il figlio primogenito Giuseppe, che aveva avuto dal matrimonio con Donna Maria Anna Branciforte, ereditò dal padre i titoli di casa Lanza, ma non la giurisdizione sui Feudi.

Nella memoranda seduta del 20 Luglio 1812, il Parlamento Siciliano gettava le basi della nuova costituzione, ed all'art. 12 stabiliva l'abolizione e la trasformazione in allodo della proprietà feudale: si lasciavano soltanto a coloro che li possedevano, i titoli e le onorificenze, conservando nelle rispettive famiglie l'ordine di successione.

 

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