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LE FAMIGLIE DEI DEL CAMPO DEI MONCADA E DEI LANZA
LE FAMIGLIE CHE AMMINISTRARONO IL FEUDO E IL CASTELLO DI MUSSOMELI
LA FAMIGLIA DEL CAMPO
La
famiglia Del Campo venne in Sicilia da Piacenza, o da Pavia coi fratelli
Federico e Pier
Corrado Del Campo, quest'ultimo fissò la sua residenza a Messina, mentre
Federico avendo seguito l'imperatrice Costanza, fece sua dimora Palermo. l'acquisitore della
signoria di Mussomeli. Pietro Del Campo era molto stimato dal vicerè Gaspare de Spes.
Pietro sposò la figlia di Giovanni di Perapertusa.
Giovanni Antonio Barresi. anni
dopo la nascita del figlio Ercole morì (1518). e
passò al secondogenito Giovanni.
Lauricella, Caterina e Elisabetta.
(3
Settembre 1536), un anno dopo la morte del nipote Giovanni,figlio di Ercole.
LA FAMIGLIA MONCADA
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Con la fine dei Chiaramonte, emergeva fra i feudatari Guglielmo Raimondo Moncada. Questi discendeva da nobile famiglia catalana e vantava tra i suoi antenati Tassatone Duca di Baviera, stretto parente di Carlo Magno.
Guglielmo Raimondo Moncada venne in
Sicilia col Re Pietro di Aragona ed ebbe la contea di Malta e del Gozzo.
C'è una fitta oscurità negli avvenimenti
che si successero, si sa solo che fino al 1422, la terra di Mussomeli e
il castello, erano ancora di Giovanni Castellar, quindi un vuoto di 29
anni.
LA FAMIGLIA DEI LANZA
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La famiglia dei Lanza fu quella che ebbe per oltre 250 anni
il dominio sul Castello e sulla Contea
di Mussomeli. Parliamo di Don Cesare Lanza che in mezzo ai molti meriti, la sua vita venne funestata da un tragico episodio di famiglia, cui diede luogo il suo carattere altero e violento. Donna Laura, sua figlia, sposa il Barone di Carini, Don Vincenzo la Grua, dimorando nel castello di Carini, Laura aveva intimi rapporti col giovane Don Ludovico Vernagallo. Dal momento in cui Don Cesare prese possesso della Baronia di Mussomeli, ne fece la sua residenza occupandosi personalmente dei suoi affari. Il 16 Marzo 1580, il Conte Cesare morì. Gli successe il figlio Don Ottavio Lanza che scelse per sua abituale residenza il Castello di Mussomeli. Con una saggia economia, accrebbe il patrimonio della famiglia, fece molta beneficenza: dotò molte ragazze povere, fece assegnazioni ai monasteri e, nei momenti di bisogno, anticipò all'Università forti quantità di frumento, per alleviare i danni delle frequenti carestie. Per questi e altri titoli di benemerenza, ottenne dal Re Filippo III, nel 1601 il titolo di Principe di Trabia. Don Ottavio ebbe molti figli: cinque maschi e cinque femmine, il suo primogenito Cesare morì a 21 anni; Blasco e Lorenzo morirono di pochi mesi, Pietro morì a Palermo a 18 anni, quindi i diritti della primogenitura passarono al terzo figlio maschio chiamato anche lui Lorenzo. Lorenzo Lanza venne in giovane età ad essere investito della Contea e terre d Mussomeli, nello stesso anno sposò Elisabetta Barresi, già vedova di un suo cugino. Cavaliere virtuoso e gentile si distinse per le varie opere di pietà, fondò la Compagnia dei Verdi. Morì giovane nel 1612, lasciando erede il figlio Ottavio sotto l'amministrazione della vedova, intanto fu il vecchio Don Ottavio a riprendere il possesso della Contea di Mussomeli, ma solo per altri 6 anni, perchè morì nel 1617, alla sua morte, il nipote Ottavio che nel frattempo era diventato adulto, prese l'investitura della Contea di Mussomeli. Nel 1625 sposò Donna Giovanna Lucchesi Spinola Porto e Palagonia, unica figlia erede di Giacomo I Duca di Camastra Conte di Sommatino e Barone della Damisa. Nel 1657 Ottavio, rinunciò alla Contea in favore de figlio Lorenzo, che ne prese possesso il 24 settembre 1658, alla morte di Lorenzo il suo unico figlio Ottavio, prese ancora minorenne, il titolo di Conte di Mussomeli. Nel 1675 all'età di 70 anni, Don Ottavio Lanza e Barresi morì, e di tutto lasciò erede il nipote Ottavio Lanza e Moncada, sua moglie era Donna Lucrezia Reggio, figlia di Don Luigi Principe di Campofiorito, dal matrimonio fu primo nato Don Luigi, il quale morì giovanissimo, Don Ottavio nel 1714 fece rinuncia della Contea in favore del suo secondogenito Ignazio, che ne prese possesso nel 1716, questi fu in quei tempi uno dei personaggi più importanti della vita pubblica Palermitana, e nonostante i molti impegni che lo chiamavano alla capitale, fu uno di quei Conti che maggiormente predilissero la residenza di Mussomeli, continuando a fare l'amministratore della compagnia dei verdi. Don Ignazio prese in moglie Donna Giovanna Lanza, sua cugina, da questo matrimonio nacque a Mussomeli il 19 Settembre 1719, il primogenito Giuseppe, e il 28 Agosto 1728, un altro figlio di nome Antonino che fu poi Vescovo di Agrigento, morì a Palermo a 60 anni il 3 Ottobre 1753. Durante questo lungo periodo in cui dominarono a Mussomeli successivamente: Don Ottavio II, Don Lorenzo II. Don Ottavio III, Don Luigi e Don Ignazio cioè dal 1675 al 1753, per mancanza di documentazione, poco sappiamo di come fu governato lo stato di Mussomeli. Si sa solo che vi furono vari governatori, e tutti di Mussomeli: nel 1740-41, Don Nicola Langela, nel 1741-42, Don Giuseppe de Vincenzo, nel 1746-47, Don Giuseppe Caracciolo, e dopo quest'ultimo, Don Paolino Giuffrida che tenne l'ufficio fino al 1749. Dopo la morte di Don Ignazio avvenuta il 20 Ottobre 1754,, Don Giuseppe Lanza si investì dei titoli ereditari, sposò in prime nozze Donna Beatrice Branciforte da cui non ebbe figli, e in seconde nozze, Orietta Stella e Valguarnera di 20 anni figlia di Pietro Stella Duca di Casteldimirto. Per le doti del suo ingegno, che coltivava con gli studi e con lunghi viaggi, toccò i più alti gradi delle cariche cittadine e degli onori. Ricoprì molte cariche di grande prestigio, a queste soddisfazioni, altre ne aggiunse per onori toccati a membri della sua famiglia. Il fratello Antonino venne 1 6 settembre 1769 all'età di 41 anni eletto alla dignità di Vescovo di Agrigento. Il Principe Don Giuseppe nonostante i molteplici impegni, non trascurò mai i fedeli vassalli di Mussomeli, tra i quali spesso si recava. Questo eminente personaggio morì a Napoli il 22 Dicembre 1783. Dopo la morte di Don Giuseppe Lanza, il 20 Aprile 1784, il primogenito Ignazio, che aveva il titolo di Duca di Camastra, S'investì della Contea di Mussomeli, ma la sua vita fu breve, difatti morì a 22 anni. Successe a Don Ignazio il fratello Pietro, che ebbe molta parte negli avvenimenti che seguirono in Sicilia, nella fine del XVIII secolo, e che condussero all'abolizione della feudalità. La sua opposizione all'abolizione della feudalità fu così aspra, che corse il rischio di essere arrestato, ma la corte stimò miglior partito ricercarne l'appoggio, e nel 1799 lo assunse all'alta carica di ministro segretario di stato per gli affari della guerra e della difesa, morì immaturamente nel Settembre 1811. Gli successe il figlio primogenito Giuseppe, che aveva avuto dal matrimonio con Donna Maria Anna Branciforte, ereditò dal padre i titoli di casa Lanza, ma non la giurisdizione sui Feudi. Nella memoranda seduta del 20 Luglio 1812, il Parlamento Siciliano gettava le basi della nuova costituzione, ed all'art. 12 stabiliva l'abolizione e la trasformazione in allodo della proprietà feudale: si lasciavano soltanto a coloro che li possedevano, i titoli e le onorificenze, conservando nelle rispettive famiglie l'ordine di successione.
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